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San Pietro a Corte

«In ea (Salerno) mire magnitudinis immo et pulcritudinis palacio construxit».

«In quella (Salerno),fece costruire un palazzo di notevoli dimensioni e bellezza».

Così recita il Chronicon Salernitanum a proposito del magnifico Palazzo di San Pietro a Corte, che la storia vuole sia stato costruito nel luogo in cui il duca-principe Arechi II, nell’VII secolo d. C., trovò un idolo d’oro, dalla fusione del quale sarebbero state ricavate le decorazioni dorate che ornavano tutto l’edificio.

Unico esempio presente in Europa di elevati murari di architettura civile longobarda, il Complesso Monumentale, costituito dalla Cappella di Sant’Anna, dal campanile, dall’aula superiore di rappresentanza e dalla Chiesa di San Pietro a Corte (Cappella Palatina), dedicata ai santi Pietro e Paolo, si presume affondi le sue radici nella fine del I-II secolo d.C. Questa prima ricostruzione delle numerose e affascinanti stratificazioni dell’ipogeo parte, infatti, dal rinvenuto frigidarium delle terme, ovvero la sala con vasca per le immersioni in acqua fredda.

Al periodo paleocristiano segue quella che convenzionalmente viene definita l’epoca longobarda del Palazzo, che dalla Corte di Arechi arriva fino al 1500 circa. A testimonianza di questo periodo sono ben visibili la muratura ad archi, gli eleganti pavimenti in opus sectile, come il mosaico parietale che si può ammirare in teca, e il fregio di Paolo Diacono, di epoca coeva.

Durante il periodo della Scuola Medica Salernitana, il sontuoso Palazzo fungeva anche da aula per il conferimento delle lauree ai giovani medici.

Nella seconda metà del 1500 il Palazzo diventa un’abbazia commendataria, cioè presa ‘in commenda’ dalla Chiesa da parte delle ricche famiglie napoletane, tra cui si possono annoverare i Caracciolo e i Pignatelli. Il palazzo viene quindi frammentato e venduto ai privati, assumendo l’aspetto con cui lo vediamo oggi.

La pala lignea custodita nel Palazzo è di questa epoca, del 1592, ed è attribuita al pittore napoletano Decio Tramontano e rappresenta una sacra conversazione tra la Madonna col Bambino e i santi Ciro, Giovanni, Pietro e Paolo, che presentano l’abate commendatario Decio Caracciolo, committente dell’opera.

Da osservare con attenzione c’è inoltre il soffitto commissionato dai Pignatelli, una tela attribuita alla scuola di Filippo Pennino, una tecnica insolita e inedita rispetto ai convenzionali affreschi, in cui è rappresentata una classica scena della Vergine con i Santi, tra cui anche San Matteo, patrono della città di Salerno.

Curiosità: ciò che gli stranieri notano spesso arrivando a San Pietro a Corte è la pendenza del campanile; la struttura poggia infatti per una parte sulla strada sulla strada romana, ma per un’altra parte sul tracciato medievale che nei secoli ha ceduto per via degli agenti atmosferici, soprattutto alluvioni.

 

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Postato il

17 Dicembre 2021