Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. (Elisa Springer)
Nel settembre del 1943, durante la Seconda guerra mondiale, la città di Salerno e la costa del suo golfo, fino ad Agropoli, fu teatro dello sbarco con cui gli Alleati accedevano alla costa tirrenica della penisola italiana ed aprivano la strada per avanzare verso Roma.
«A decorrere dalle ore 0.00 del giorno 11 febbraio 1944, l’esercizio di tutti i poteri dello Stato, viene riassunto dal Governo italiano nei seguenti territori sin qui sottoposti all’Amministrazione Militare Alleata”. Con queste parole, il Re d’Italia Vittorio Emanuele III sancisce la riassunzione dei poteri, da parte del Governo italiano, sui territori liberati dall’occupazione tedesca. E al contempo, è questo l’ultimo atto del ‘Governo dei sottosegretari’, costituito a Brindisi nell’estate del 1943 per guidare il Regno del Sud, e il primo decreto emesso a Salerno. “Le Nazioni Unite – scrive il Maresciallo Pietro Badoglio nel decreto ufficiale – aderendo alla richiesta del governo, hanno disposto che la maggior parte del nostro territorio sinora occupato dalle forze alleate ci sia restituito. Pertanto, tutti i territori della penisola, a Sud dei confini settentrionali delle province di Salerno, Potenza e Bari ritornano all’amministrazione italiana» (Carlo Alfani)
Nel periodo che seguì lo sbarco e più precisamente dall’11 febbraio 1944, la città ospitò i primi governi dell’Italia post-fascista e la Famiglia Reale divenendo di fatto Capitale fino a dopo la liberazione di Roma, avvenuta il 5 giugno 1944. In questo frangente si ebbe la cosiddetta Svolta di Salerno, con cui gli antifascisti, la monarchia e Badoglio trovarono un compromesso per un governo di unità nazionale.
Il museo dello sbarco e Salerno Capitale è stato aperto con il patrocinio dell’ex Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, nel settembre 2012, in occasione del 69° anniversario dell’Operazione Avalanche, presso la sede provvisoria dell’Istituto Gallotta ed è attualmente chiuso al pubblico per mancanza di fondi.
L’esposizione permanente è stata prodotta dal “Parco della memoria della Campania” condotto da Nicola Oddati, che mira a mantenere viva la memoria degli eventi che ha lacerato la costa di Salerno, nel 9 settembre 1943 al loro arrivo nel Golfo di Salerno, circa 1.000 navi con più di 200.000 soldati che hanno partecipato all’operazione Avalanche, la più imponente operazione anfibia della storia, seconda solo alla battaglia della Normandia.
I ritrovamenti, della collezione dell’associazione Parco della memoria della Campania, sono circa 200, compreso il video inedito dello sbarco, fotografie, medaglie, uniformi degli eserciti nazisti e americani, oggetti, armi, un M4 Sherman, un Willys Jeep, a cui si è aggiunto, in occasione della Giornata della Memoria il 27 gennaio 2013, anche un vagone ferroviario piombato, uno dei pochi esemplari rimasti al mondo.
fonte foto: www. cultura.comune.salerno.it
La vettura durante la guerra era diretta ad Auschwitz e, al suo interno, venivano trasportati alcune decine di prigionieri che, a causa delle cattive condizioni fisiche, spesso sono morti durante il viaggio.
fonte foto: www. cultura.comune.salerno.it