Il palazzo Fruscione, probabilmente di proprietà del medico salernitano Giovanni da Procida, è ubicato in un punto nodale del centro storico di Salerno e rappresenta per le sue connotazioni architettoniche e la sua dislocazione un luogo simbolo dello sviluppo urbano nelle varie fasi di occupazione della città nonché un esempio di architettura residenziale nella Salerno normanna.
L’edificio insiste in un’area di particolare rilevanza, già occupata in età romana, nelle immediate vicinanze della Cappella del palazzo di Arechi II, della Cattedrale e di edifici di culto altomedievali.
La sua destinazione si configura come vera a propria porta di ingresso ad un percorso conoscitivo che attraversi le diverse fasi storiche del centro urbano. Le numerose sovrapposizioni edilizie rintracciate nelle stratigrafie verticali e tramite lo scavo archeologico evidenziano la centralità della zona e la complessità della creazione del tessuto urbano della città basso medievale.
Il restauro, da poco ultimato, ha messo in luce una ricca stratificazione, consentendo la conoscenza delle trasformazioni dell’edificio, e dell’area in cui insiste, attraverso il tempo. Le evidenze più antiche risalgono all’età imperiale romana quando nel luogo vi era un importante edificio termale, messo in luce al di sotto del palazzo, che molto probabilmente faceva parte del complesso rinvenuto al di sotto dell’adiacente cappella palatina di S. Pietro a Corte.
I resti consistono in un mosaico pavimentale, ben conservato, ed alcune strutture murarie.
Dal XII secolo in poi l’edificio ha avuto varie trasformazioni di cui sono rimasti evidenti tracce sia nelle facciate esterne che all’interno: portali con tarsie bicrome, teoria di archi intrecciati in tufo e resti di bifore databili dall’epoca normanna fino all’età angioina.